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Per secoli l’equitazione venne considerata una tecnica essenzialmente pratica, concentrata soprattutto sulle esigenze della guerra e della caccia. Solo nel Rinascimento essa cominciò a essere apprezzata come forma artistica.
Quest’affascinante disciplina, che rappresenta la sublimazione del dressage, nacque in Francia e fiorì in Austria; venne in seguito insegnata presso la Scuola di Cavalleria di Pinerolo da Wagner e Paderni, che furono allievi della Spanishe Shule di Vienna. Un ruolo fondamentale per il perfezionamento e la diffusione dei principi dell’alta scuola venne svolto da François Robichon de La Guérinière, scudiero del Re Luigi XV e direttore del maneggio di Versaille; il suo libro L’Ecole de cavallerie rappresenta il più importante trattato di alta scuola. Fra le figure di prestigio, che hanno dato lustro a questa disciplina, ricordiamo La Broue, Pluvinel, de Nestrier, Lubersac e il generale L’Hotte.
Oggi questa raffinata forma di equitazione viene praticata in alcuni grandi centri di fama internazionale, come Saumur, in Francia, la scuola spagnola di Vienna o la scuola reale andalusa di Jerez. I cavalli vengono addestrati a svolgere alla perfezione esercizi complessi, che si suddividono in arie alte, mezze arie e arie basse. Nella arie basse, gli arti del cavallo non si sollevano da terra; ne sono esempio il “piaffer” (piccolo trotto raccolto effettuato sul posto) e la “piroette” (la rotazione completa delle spalle del cavallo intorno al posteriore interno). Nelle mezze arie, il cavallo solleva da terra solo uno dei due treni: ne fanno parte il “passage” (trotto rallentato in cui gli arti anteriori si sollevano) e la “levade”, considerato il movimento di base. In esso, il cavallo solleva il treno anteriore sostenendosi sugli arti posteriori, che tiene molto flessi. I garretti sono a circa 25 cm dal suolo e anche gli anteriori vengono piegati. Questa posizione viene mantenuta per qualche secondo. Infine le arie alte sono quelle in cui tutti gli arti del cavallo sono staccati dal suolo. Ne sono esempio la “courbette”, che si può definire il prolungamento della “levade”: a partire dalla prima posizione, il cavallo si stacca dal suolo con i posteriori e si slancia in avanti, sempre mantenendo piegati gli anteriori. Se questo movimento è prolungato ancora, si ottiene una “cabriole”, in cui i posteriori si distendono vigorosamente e il corpo del cavallo resta sospeso in aria per qualche istante.
Secondo alcuni maestri, soprattutto quelli della scuola spagnola, la “riunione” è la massima manifestazione dell’equilibrio. Questi teorici paragonano il cavallo riunito a un leone che si appresta a balzare sulla preda, vibrante di energia trattenuta. Per ottenere una riunione, bisogna raccogliere il cavallo su se stesso, facendogli spostare il centro di gravita all’indietro mentre porta la testa e l’incollatura verso la verticale. L’equilibrio così realizzato “libera” il cavallo dalla pesantezza: infatti, l’animale si libra nell’aria con mirabile eleganza.
Le qualità necessarie sono:
• Un’ottima tecnica: i cavalieri d’alta scuola sono veri e propri artisti, che hanno una lunga esperienza e grandi capacità addestrative. Fanno eseguire evoluzioni ai loro cavalli, con grazia e precisione estreme.
• L’amore per la perfezione: Bisogna lavorare molte ore per ottenere dai cavalli un movimento perfetto. Nel mondo dell’alta scuola, l’approssimazione non è ammessa.
I cavalli selezionati per l’alta scuola possiedono marcate doti naturali e vengono addestrati per anni prima di ottenere il livello di leggerezza, di equilibrio e di scioltezza necessario per questa disciplina. Gli allevatori devono identificare subito i cavalli più adatti, perché l’addestramento inizia molto presto: infatti, i movimenti richiesti sono spesso inconsueti. Oltre ad avere predisposizione naturale per il dressage, i cavalli devono anche avere un aspetto elegante. Le razze che più vi si prestano sono il Lipizzano, L’Anglo-Arabo, il Purosangue, l’Andaluso.
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